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Chiesa

Centenario della nascita di Giovanni Paolo II

Invece di vivere nella disperazione, si è affidato a Maria e ha creduto nella chiamata di Dio.

Un secolo di testimonianza

Il 18 maggio scorso si è celebrato il centenario della nascita di Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła era il suo nome di battesimo), che certamente entrò nella storia dell’umanità come una delle figure più influenti degli ultimi secoli, non solo nella sfera religiosa.

Durante il mio soggiorno di quasi 8 anni in Polonia, è stato impossibile non notare la sua importanza come figura nazionale e come anche le persone che si consideravano atee avessero una particolare simpatia per lui.

Nei suoi 26 anni di pontificato, il terzo più lungo nella storia della Chiesa, divenne anche il papa che scrisse di più fino ad oggi. Giovanni Paolo II è anche visto come colui che ha continuato l’apertura che la Chiesa cattolica ha iniziato col Concilio Vaticano.

Storia della sua infanzia e giovinezza

La famiglia Wojtyła visse in un periodo travagliato nella storia umana. Soprattutto Karol, che attraversò la seconda guerra mondiale senza una famiglia (sua madre, due fratelli e suo padre erano già deceduti) e il suo sacerdozio fu vissuto nel pieno della guerra fredda.

Nel film “Karol, l’uomo che diventò Papa”, disponibile su YouTube, possiamo avere un’idea superficiale di tutte le perdite che il giovane ha dovuto vivere: il suo gusto per il teatro si spense nel cuore della notte, perse amici nei campi di concentramento nazisti e celebrò i sacramenti di nascosto.

Il suo paese, la Polonia, fu maggiormente colpita dagli orrori della seconda guerra mondiale (1939-1945) e dopo essere stata massacrata da Hitler, fu oppressa dal regime comunista di Mosca (1945-1989).

 

Superando le difficoltà

In poco tempo, a poco più di 20 anni, Karol si trovò orfano nel mezzo della guerra. Lavorava per un piatto di cibo e i suoi studi, una delle sue passioni, furono interrotti a causa della chiusura delle università. Cosa fece?

Si disperò? No!

Trovò lavoro in una cava e poi in una fabbrica di bevande e dedicò il suo tempo libero alla lettura; in questo periodo fu autodidatta, tuttavia, venne guidato segretamente da alcuni insegnanti.

In questo tempo produsse poesie e opere teatrali e, da buon devoto di Maria, due volte (nel 1942 e nel 1943) rinnovò la sua consacrazione a Lei nel Santuario di Jasna Góra.

Curiosità: durante il lavoro, trovò un posto dove recitare le sue preghiere. Era la cappella delle sorelle di Nostra Signora della Misericordia; accanto c’era un cimitero dove era sepolta Suor Faustina Kowalska, morta nel 1938 (sorprendente vero?)

 

Infine, sacerdote

Nell’anno in cui finì la guerra, Karol fu investito da un camion tedesco; un grave incidente che lo costrinse a rimanere due settimane in ospedale.

Anni dopo, ricordando questo e l’attentato del 1981, avrebbe detto: “Sì, in entrambi i casi, la Provvidenza mi ha protetto”.

Sembra che la vita del futuro papa sia sempre stata in pericolo. Il 6 agosto 1944, noto come la domenica nera, le battaglie nella città di Cracovia divennero sanguinose; Furono catturati 7 mila polacchi.

Il vescovo, vedendo che i suoi seminaristi erano in pericolo, incluso Karol, trasferì tutti nel palazzo episcopale e i giovani vi rimasero fino alla fine della guerra.

La sua ordinazione al sacerdozio ebbe luogo il 1° novembre 1946 e la prima messa fu celebrata nella basilica del castello di Wawel nella cripta di San Leonardo.

 

Totus Tuus Maria

Nel 1958 fu nominato vescovo ausiliare di Cracovia e adottò la famosa frase “Totus tuus” come suo motto dedicando così la sua vita e missione alle mani di Maria Santissima.

Consacrarsi a Maria significa farsi aiutare da lei ad offrire noi stessi e l’umanità a “Colui che è Santo”, infinitamente Santo; farsi aiutare da lei – ricorrendo al suo Cuore di Madre, aperto sotto la croce all’amore verso ogni uomo, verso il mondo intero – per offrire il mondo, e l’uomo, e l’umanità, e tutte le nazioni, a Colui che è infinitamente Santo. La santità di Dio si è manifestata nella redenzione dell’uomo, del mondo, dell’intera umanità, delle nazioni: redenzione avvenuta mediante il Sacrificio della Croce. “Per loro io consacro me stesso”, aveva detto Gesù (Gv 17,19). (paragrafo 9 dell’omelia di San Giovanni Paolo II a Fatima, Portogallo, 13 maggio 1982)

 

Un’opera per l’umanità

Numerosi scritti rimangono di fondamentale importanza per il viaggio spirituale della Chiesa, quindi possiamo citare tutto il suo lavoro nello sviluppo della “teologia del corpo“, scritti che sono fonte di riflessione e riscoperta della bellezza della sessualità come dono di Dio, dal matrimonio al celibato per amore del Regno di Dio.

Potremmo citare innumerevoli fatti nella sua vita che hanno segnato la storia della Chiesa e dell’umanità, ma queste poche righe sarebbero sempre insufficienti per farlo.

Tuttavia, rivolgiamo la nostra attenzione alla consacrazione del nuovo millennio alla Divina Misericordia, alla sua fiducia e abbandono nelle mani di Maria, che guidò questo giovane rimasto solo molto presto. Invece di vivere nella disperazione, si è affidato a Maria e ha creduto nella chiamata di Dio.

 

Segno profetico per una nazione

Durante la sua prima visita apostolica in Polonia nel 1979 l’allora Giovanni Paolo II, andò nella città di Varsavia.

Il paese visse sotto l’occupazione comunista e dovette affrontare una grave crisi economica e sociale. Durante l’incontro, in Piazza della Vittoria, il Papa in un certo momento pregò, con la piazza piena di fedeli, circa 3 milioni di persone, tendendo le mani: “Possa il tuo Spirito scendere e rinnovare la faccia della terra, di questa terra“.

Questa visita infiammò lo spirito della nazione e alcuni storici vedono in questo atto l’inizio della fine del regime comunista in quel paese.

 

Santo subito

Il 2 aprile è tornato nella casa del Padre. La sua ultima parola riassume la sua vita: “amen”. Fuori, una folla vegliava e in un’atmosfera di estrema emozione i fedeli gridavano “santo subito” (già santo!).

La sua canonizzazione si deve all’attuale pontefice, Papa Francesco, il 27 aprile 2014. San Giovanni Paolo II salì agli altari e proprio per questo la sua vita diventa per noi un segno di virtù da seguire.

Per noi, la vita di San Giovanni Paolo II è un segno in questo periodo di incertezza e angoscia. Possa l’esempio di San Giovanni Paolo II ispirarci e darci la forza nell’attraversare i periodi di disperazione, confidando nella Chiamata di Dio e nella forza dello Spirito Santo.

Luíz Fernando, missionario di vita

18 Maggio 2020/da Stefano
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