PAROLA DEL MESE
Maggio 2022
Isacco e Ismaele Dio ride e Dio ascolta
“Da Isacco uscirà la discendenza che porterà il tuo nome. Anche del figlio di questa serva io farò una nazione».” (Gn 21,12-13)
Dal capitolo 12 al capitolo 25 della Genesi troviamo la storia della chiamata di Abramo, dei suoi due primi figli, Isacco e Ismaele, suoi discendenti. Si tratta di una storia di fraternità ferita. La relazione dei due fratelli, Isacco e Ismaele, porta nuovamente le conseguenze di tutti i contrasti che esistono nella storia della salvezza.[1] Dobbiamo riscoprire che, come fratelli, tutti noi portiamo le conseguenze del peccato e delle deviazioni dei nostri padri. Lo stesso Abramo – il prescelto, il padre della nostra fede – visse le sue fragilità, i suoi errori e i suoi momenti di sfiducia che lo hanno portato a prendere i suoi percorsi, deviandolo dal cammino del Padre. La nascita di Isacco, annunciato come figlio della Promessa quando Abramo aveva 75 anni, si realizza solamente 25 anni dopo, quando, come dice San Paolo, “(…) Abramo vide che il suo corpo era svigorito (aveva quasi cent’anni) e che Sara non era più in grado di essere madre” (Rm 4,19). Non è un caso che il nome dato a Isacco significa “Dio ride”… Perché tanto Abramo quanto Sara hanno riso di gioia al sentire che avrebbero dato alla luce un figlio, a quella età.
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